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Teoria Armonica


delle Stringhe e delle SuperStringhe


Teoria armonica delle Stringhe e SuperStringhe


La teoria armonica delle Stringhe

Testi ed immagini compilati e supervisionati da Marco Stefanelli, PhD


In principio fu la corda. Che subito iniziò a vibrare. E la sua musica, una sinfonia cosmica in undici dimensioni, diede corpo e forma a tutte le cose del mondo. Diede corpo e forma al mondo. Questo è l'universo che "i fisici di superstringa" propongono alla fine del Ventesimo secolo ed ha un sapore greco. È un universo geometrico. Con tutta la delicatezza melodiosa dell'universo di Pitagora e con tutta l'eleganza dell'universo di Platone. È un universo in cui l'armonia ritorna come essenza fisica. Forse è questo antico ed etereo sapore greco che rende così affascinate il cosmo che ci propone quella nutrita comunità scientifica che si è posta alla ricerca ed è convinta di aver afferrato la "teoria del tutto", la teoria finale della fisica.

La teoria delle stringhe considera lo stato vibrazionale di una stringa come determinante la materia e le sue proprietà. Secondo questa teoria è la vibrazione stessa a costituire la stringa che in ultima analisi è puro movimento come lo è il Prana per l'Ayurveda. Nella cultura vedica, infatti, il movimento e quindi il suono, la parola e la vibrazione vengono considerati la radice della creazione e sostentamento dell'universo.
La vibrazione primordiale rappresentata dal suono OM è paragonabile alla stringa primaria.


Da almeno tre quarti di secolo la fisica teorica è dominata da due grandi teorie. Una, la relatività generale, che descrive il comportamento dell'universo su grande scala. L'altra, la meccanica quantistica, che descrive il comportamento dell'universo a livello microscopico. La situazione è alquanto imbarazzante, perché entrambe sono teorie molto precise ed entrambe sono teorie che ambiscono a definirsi teorie generali e, quindi, "ultime". Eppure la relatività generale e la meccanica dei Quanti risultano tra loro incompatibili. In oltre 75 anni ogni tentativo di riconciliarle è naufragato. Cosa significa questo? Che forse la realtà sfugge a ogni possibilità di essere descritta in modo unitario? Che dobbiamo rassegnarci a visioni frammentate del mondo?...

La gran parte dei fisici teorici non è disposta a rinunciare a una visione unitaria e coerente dell'universo, o meglio, del Cosmo: il "Tutto armoniosamente ordinato" degli antichi Greci. Ed è per questo che, malgrado le frustrazioni di uno sforzo titanico tanto prolungato quanto finora vano, è ancora alla ricerca della teoria unica, della "teoria del Tutto". I "fisici di superstringa" sono convinti di avere finalmente intrapreso la strada giusta, dopo decenni di sforzi alla ricerca della teoria in grado di unificare la fisica. Grazie a due svolte decisive realizzate rispettivamente nel 1968 e nel 1995. La prima ad opera di un italiano, Gabriele Veneziano, e di una sua brillante intuizione. Poniamo che la realtà ultima del mondo, sosteneva e sostiene il fisico teorico torinese, non sia costituita da particelle puntiformi, ma da stringhe, da piccole corde, insomma, da qualcosa di molto simile a dei lacci di scarpe infinitamente piccoli, che si estendono nello spazio a una dimensione. Applichiamo a queste cordicelle le leggi della meccanica quantistica e vediamo cosa succede. Beh, non senza meraviglia di Gabriele Veneziano, quelle stringhe iniziano a vibrare. A suonare, come corde di violino. E a ogni modo di vibrazione, a ogni nota di quelle corde del violino cosmico, corrisponde una particella o una forza della Natura. La musica delle stringhe è la forza creatrice del mondo. E questa sinfonia è così rilassante da concretizzare, finalmente, l'attesa riconciliazione tra relatività generale e meccanica quantistica. Tra micro e macro.


Dobbiamo immaginarci una superstringa come una corda di pianoforte o di chitarra, compatta, che rappresenta la componente primordiale dell'universo invece della classica particella di materia. La superstringa tuttavia deve sottostare alle leggi della fisica quantistica, il che significa che anche per lei deve esistere una indeterminatezza, come si afferma nel principio di Heisenberg. Per la superstringa questo significa vibrare perennemente, come se qualcuno avesse pizzicato la corda. Una simile vibrazione non ha una sola possibilità, ma tutta una serie di frequenze armoniche. Dai calcoli dei fisici è emerso che per ciascuna di queste diverse frequenze armoniche risulta esattamente una delle particelle elementari oggi note, per esempio un elettrone, un quark, un fotone, un neutrino ecc. I fisici si sono sorpresi quando una di queste frequenze ha portato ad una particella di cui nessuno prima era mai riuscito a dimostrarne l'esistenza, il gravitone: l'ipotetico trasmettitore della forza gravitazionale.


Quella delle superstringhe è quindi la prima teoria che non solo non è in contrasto con la gravitazione, ma che addirittura la presuppone. Tutto risolto, quindi? Nient'affatto. Per almeno due motivi. I fisici teorici riescono a descrivere solo con equazioni approssimate l'universo delle stringhe. E inoltre nel corso degli anni sbocciano una, due, cinque diverse teorie di stringa: troppe per poter parlare di "teoria ultima". La seconda svolta avviene nel 1995, quando l'americano Ed Witten, in forze a quell'Istituto di Studi Avanzati di Princeton ove Albert Einstein spese oltre venti anni a cercare la "teoria del tutto", dimostra che le cinque teorie di stringa e un'altra teoria, quella della gravità quantistica, sono espressioni diverse di una medesima e più fondamentale teoria soggiacente: la teoria che egli battezza "M-6". Secondo Witten la "M" può significare "Magia, Mistero o Matrice, a seconda dei gusti". L'universo di M-6 ha undici dimensioni, dieci spaziali e una temporale, e in esso vibrano non solo corde unidimensionali, ma anche membrane o "brane" a due, a tre e a più dimensioni. L'universo elegante di M-6 è una sinfonia suonata da un'orchestra a infinite dimensioni. È dunque l'armonia di M-6 la teoria finale? Viviamo davvero in un universo pitagorico? No. O almeno, è ancora presto per dirlo. M-6 indica che forse i fisici hanno imbroccato la strada giusta verso la teoria in grado di fornirci una visione unitaria e coerente del mondo. Ma si tratta di una strada lunga e ancora tutta da percorrere. Le equazioni di M-6 sono ancora tutte equazioni approssimative. E, soprattutto, M-6 è un'elegante costruzione matematica che non fa ancora previsioni verificabili sperimentalmente. Anzi, qualcuno dispera che la teoria possa essere mai verificata.

Il dr. Deepak Chopra, nel suo libro rivoluzionario "Quantum Healing", a proposito delle superstringhe e del potere terapeutico dei suoni primordiali, dice:

"Le particelle subatomiche più fini sarebbero onde di forma, vibrazioni chiamate 'superstringhe', ovvero corde ultrasensibili, perché reagiscono esattamente come le corde di un violino…".

Queste superstringhe sono infinite e si trovano dappertutto nell'universo. Questa rete subatomica si situa oltre la nostra realtà materiale limitata a quattro dimensioni e attualmente non esistono strumenti di laboratorio per osservare le superstringhe, nonostante la loro potenza. Questa moderna teoria fisica si avvicina sorprendentemente alle affermazioni dei testi vedici che specificano che ogni manifestazione cosmica è sostenuta da un Potere Creatore, come le perle di una collana sono sostenute da un filo. Ogni organo umano è sostenuto da una superstringa che dovrà essere "accordata" affinché l'organo non "stoni".

Il corpo è una tavola di risonanza e il miglior modo di agire su una determinata frequenza vibratoria consiste nell'emettere una frequenza corrispondente, secondo il famoso principio di risonanza di cui parleremo più avanti. Quando è presente uno squilibrio e quindi una discordanza mentale e cellulare, la prima cosa da fare è quella di calmare la nostra agitazione mentale per poter agire sull'organismo, ed è a questo punto che le energie mantriche entrano in scena e sono praticamente insostituibili.


Il teorema di Bell

compilato da Marco Stefanelli

Nel 1964 il fisico irlandese John Stewart Bell ha dimostrato che un'esperienza avvenuta nel passato tra due particelle subatomiche crea tra di esse una forma di "connessione" per cui il comportamento di ciascuna delle due condiziona in modo diretto ed istantaneo il comportamento dell'altra indipendentemente dalla distanza che le separa.

In base al teorema di Bell quando due particelle subatomiche inizialmente accoppiate vengono poi separate e allontanate l'una dall'altra e ad un certo istante viene invertito il senso di rotazione (spin) di una delle due, nello stesso istante anche l'altra inverte il suo senso di rotazione, indipendentemente dalla distanza che le separa.

Ad oggi non è stata ancora data alcuna contro-argomentazione significativa in grado di mettere in discussione la validità di questo teorema. Tutti gli esperimenti effettuati finora hanno confermato il risultato ottenuto da Bell, vale a dire che la non località deve essere considerata una caratteristica fondamentale e irrinunciabile del mondo microscopico, che le particelle subatomiche sono capaci di comunicare istantaneamente a prescindere dalla loro distanza.

Particolarmente significativi sono gli esperimenti di Alain Aspect (1981) al laboratorio di ottica di Orsay, di Yanhua Shih (2001) dell'Università del Maryland e di Nicolas Gisin (2003) dell'Università di Ginevra.

La comunicazione istantanea, l'intreccio tra le particelle subatomiche, effetto noto anche con il termine tecnico di "entanglement quantistico", può essere considerato uno dei più grandi misteri della conoscenza umana: pur essendo un fenomeno osservabile e ripetibile, non sembra avere una chiara spiegazione logica.

Il teorema di Bell conferma scientificamente l'esistenza di Akasa (Etere) in quanto esso conferma l'esistenza di un mezzo, di una realtà non percepibile e indivisibile, che unisce gli elementi del reale in un insieme coerente e simultaneo.
La massima conseguenza della rilevanza epistemologica di uno stato del reale "non manifesto" è l'impossibilità di definire la realtà basandoci solo sulla percezione e sul ragionamento da essa derivato.
Vuoto quantistico e Akasa concettualizzano un campo di pura generatività di cui possiamo inferire l'esistenza solo indirettamente, attraverso le manifestazioni del reale da esso derivate.
Il risultato di questa visione è che non possiamo mai osservare le cose come realmente sono, ma solo come un'ombra di esse.

Questo fenomeno definisce in modo ineludibile la connessione sottile fra tutti gli elementi viventi e non viventi del reale e conferma sperimentalmente l'affermazione della mistica orientale "tutto in uno e uno in tutto", quindi niente è separato, tutto è collegato, tutto è una cosa sola.

Il suono è intimamente associato con Akasa, l'elemento energeticamente più sottile, situato nel chakra cervicale. Solo un velo sottile separa Akasa dalla pura coscienza: solo Akasa è in contatto diretto con lo Spirito.
L'udito è il solo senso che ha due facoltà: attiva e passiva. Possiamo udire e generare suoni, nessun altro senso può farlo.
La natura di Akasa spiega perché il suono cosmico e la musica possiedono un magnetismo tanto potente su di noi.