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Suono, Voce e Cellule


"Quando ricerca scientifica, pratica spirituale ed espressione artistica lavorano assieme,
cielo e terra sono in risonanza.
Questa è la promessa della vibrazione, il dono del nostro universo."
(Fabien Maman)


di Marco Stefanelli, Ph.D.


Il ricercatore, compositore e musicoterapeuta Fabien Maman insieme ad alcuni suoi collaboratori ha dimostrato inequivocabilmente come il suono influisca sulla struttura fisica e sull'energia delle cellule, e come possa distruggere le cellule del cancro. Maman ha stabilito anche le correlazioni tra note musicali e i punti dell'agopuntura nell'applicazione in biologia cellulare.


Nel suo libro "Quando la musica guarisce" ci mostra delle serie di foto fatte al microscopio e con la camera Kirlian scattate al laboratorio dell'Università parigina di Jessieu, dove furono fatti vari esperimenti con il suono e la voce su cellule ematiche umane di vario tipo tra cui anche cellule cancerose. A queste cellule venivano applicati vari suoni da una distanza di circa 30 centimetri e una ampiezza dai 30 ai 40 decibel per una durata di circa 21 minuti, scattando una foto ogni minuto.

Il suono provocava sempre un cambiamento notevole nelle cellule e nei loro campi magnetici.


Tra i risultati interessanti vi è l'"esplosione" delle cellule cancerose causata dalla progressione del suono nella scala musicale. L'esplosione era dovuta all'espansione del suono che spingeva verso l'esterno la membrana cellulare con un movimento dal centro alla periferia.

Durante gli esperimenti è stato notato che in assenza di suono le cellule sul vetrino tendevano ad espandersi nel tentativo di aderire al supporto ma, a differenza della condizione di presenza di suono, la crescita cellulare era più limitata. Senza suono infatti il diametro esterno delle cellule era compreso tra i 10 e gli 11 micron, mentre con il suono esso oscillava tra gli 11 e i 19 micron. Sotto l'influsso del suono la cellula in pratica raddoppiava di volume; in assenza di suono invece essa non raggiungeva tali dimensioni neppure dopo 45 minuti in cui il diametro misurava solo 14 micron.

Qui a seguito mostriamo due serie di sequenze fotografiche di due relativi esperimenti eseguiti su cellule cancerose Hela per una durata di 21 minuti ciascuno.

Il primo è stato effettuato senza suono e si nota la leggera tendenza naturale ad espandersi.

Il secondo è stato eseguito in presenza del suono di un gong carico di armonici (un colpo al minuto). Il suono ha prodotto lo stesso effetto di frequenze dissonanti causando la progressiva destabilizzazione della struttura delle cellule provocandone l'esplosione:


                   
Cellule cancerose Hela in assenza di suono                  Cellule cancerose Hela in presenza di suono


Le cellule sane sembrano assorbire, integrare e sincronizzarsi con il suono senza opporre resistenza, ossia pare che esse non trattengano l'energia della frequenza sonora come invece succede per le cellule cancerose.

Affinché il suono possa rivelarsi positivamente attivo ha necessità di spazio e tempo per risuonare nell'organismo. La parola chiave quindi, anche qui, è "risonanza".

Le cellule sane ricevono la risonanza del suono e in questo modo ne vengono amplificate e rivitalizzate, soprattutto quando la frequenza sonora corrisponde al bisogno delle cellule stesse. Le cellule sane si sono rivelate flessibili e in grado di ricevere, assorbire e restituire l'energia mentre quelle cancerose sono apparse rigide e fisse nella loro struttura.
Qui a seguito vediamo una serie di scatti fotografici eseguiti nell'arco di 14 minuti (una ogni minuto) durante un esperimento con lo xilofono su una cellula cancerosa Hela.

E' stata eseguita una scala ionica nota dopo nota. Usando le nove frequenze diverse, quattordici minuti si sono rivelati sufficienti per far esplodere la cellula:


Cellula cancerosa Hela durante l'esperimento eseguito con lo xilofono. © Fabien Maman


Qui sotto vediamo una serie di scatti fotografici eseguiti nell'arco di 9 minuti (una ogni minuto) durante un esperimento con la voce su una cellula cancerosa Hela. E' stata cantata una scala ionica per nove minuti. La struttura cellulare si destabilizza velocemente perché la voce umana ha nella sua vibrazione qualcosa che la rende più potente di qualsiasi altro strumento musicale: la coscienza:


Cellula cancerosa Hela durante l'esperimento con la voce. © Fabien Maman


I maggiori effetti benefici si sono avuti con la voce umana perché in essa vi è un elemento in più che non si può trovare in nessun altro strumento. La voce infatti può essere considerata lo strumento principale perché la sua inflessione non solo porta con sé i dati dell'aspetto fisico e la colorazione emotiva, ma anche un elemento più sottile, più etereo, che deriva dalla volontà, cosciente o meno, di chi canta. La voce umana porta con sé la sua risonanza spirituale.
Vediamo qui a seguito una serie di fotografie interessante di batuffoli di cotone magnetizzati da un guaritore con l'energia delle mani e successivamente con l'aggiunta del suono e della preghiera:


Cotone prima e dopo la magnetizzazione


Cotone prima e dopo la preghiera


Cotone più suono prima e dopo la preghiera. © Fabien Maman



Il Potere Terapeutico del Suono

Intervista a Fabien Maman

Da Athanor Magazine 10/2012

Il dizionario Webster cita il musicista, compositore, agopuntore e ricercatore Fabien Maman come il padre fondatore della terapia del Suono vibrazionale. Documentò per la prima volta al microscopio, gli impatti del suono sulle cellule umane, aprendo un nuovo campo di possibilità.

Come hai scoperto il potere di guarigione del suono?

Durante un tour in Giappone con il mio quintetto nel 1974, accaddero due cose significative che diedero una svolta alla mia vita. La prima fu che all’arrivo ricevemmo una breve sessione di agopuntura che ci mise in forma per il primo concerto. Questo mi spinse ad approfondire e studiare l’agopuntura immergendomi nel mondo della Medicina Tradizionale Cinese. La seconda fu constatare la completa assenza di espressività del pubblico giapponese durante i concerti. Mi chiedevo se, all’interno del proprio corpo, il pubblico stesse rispondendo alla musica come il pubblico in Messico, New York o Parigi, ma che per una ragione culturale non lo manifestava. Nel 1981 cercai a Parigi una biologa, Hélène Grimal del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica, anche lei musicista. Gli raccontai il mio progetto di mettere le cellule umane sotto un microscopio e fotografarle quando stavano rispondendo all’influenza di un suono (prodotto da diversi strumenti: chitarra, flauto, xilofono, contrabbasso, voce …) al fine di determinare se stavano “applaudendo” o no.


Globuli sani sotto l’influenza di uno xilofono. Durata del suono: 13 minuti. Ad ogni nota,  forma e colore specifico sono correlati la qualità e la frequenza del suono. © Fabien Maman


Può riassumere le esperienze condotte con le cellule in laboratorio?

Ho catturato le immagini di globuli sani (emoglobina) e di cellule tumorali, durante la produzione di suoni con la mia voce o strumenti musicali acustici (cioè, non elettrici, non sintetici). Ho usato l’elettrografia (la mia macchina Kirlian) per registrare variazioni nel campo elettromagnetico (aura) e una telecamera sopra il microscopio per catturare l’immagine della struttura interna del nucleo delle singole cellule. Le cellule erano state posizionate in un mezzo in vitro. I suoni sono stati prodotti da una distanza di 30 cm dalle cellule ad una ampiezza di 25 decibel. Il volume non è stato superiore a quello di una madre che canta una ninna nanna al bambino.

Ho scoperto che il Suono acustico ha il potere di cambiare la forma e il colore delle cellule sane (in accordo con la nota e il timbro dello strumento suonato) e ha il potere di far scoppiare le cellule malate in pochi minuti.

Una curiosità: quando una persona canta alle sue cellule la nota LA (sintonizzata a 440 Hz) il campo energetico di tali cellule diventa rosa. Sempre.

Da tutto questo ho tratto la conclusione che abbiamo la coscienza a livello cellulare. La mia scoperta più profonda è stata che ogni persona ha una nota fondamentale. Quando le cellule della persona rispondono a questa nota, il campo energetico (aura) di queste cellule assume la forma di un mandala dai colori vivaci, come il magenta e il turchese.


LA 440 Hz – Effetto su una cellula. © Fabien Maman


Qual è la nota fondamentale di una persona?

Essenzialmente c’è un momento in cui si può sentire, in una nota cantata dalla voce della persona, come un’aura di suono che crea un armonico grave e acuto in risonanza con la voce. E’ così piena e completa che percepisce che è la sua nota fondamentale. Se sei chiaroveggente, puoi vedere la luce di un’aura. Ma io sono chiaroudiente, e cosi lo sento.

Tornando agli esperimenti, sono sorpreso dal suo racconto delle cellule tumorali che sono scoppiate in pochi minuti. Come possono verificarsi questi effetti?

Viste sotto la fotocamera Kirlian, queste cellule non avevano aura, e sembravano incapaci di respirare. Resistevano alla forza del suono come un muro di mattoni, screpolandosi e scoppiando quando l’accumulo del suono era diventato troppo per essere assorbito.

I risultati più drammatici si sono verificati quando ho suonato la scala cromatica ascendente. Vicino alla fine della scala, di solito intorno al settimo intervallo, scoppiavano. L’accumulo di suono creava una dissonanza insopportabile al loro interno; la loro struttura diventava sempre meno stabile, e infine scoppiavano a causa della disorganizzazione della proteina.

Se era la voce umana che cantava la scala cromatica, le cellule scoppiavano in modo più veloce e prevedibile.
Sono giunto alla conclusione che questo accadeva perché la voce umana ha una qualità supplementare che non si trova in nessun strumento musicale: la coscienza.

Articolo originale della rivista Athanor Magazine, num 95 (settembre-ottobre 2012).
Traduzione da Anima Quarz


(Fabien Maman)



Il DNA diventa musica

Dal "Corriere delle Sera" - 10 settembre 1992

Si tratta di sinfonie musicali ottenute ricopiando le sequenze delle quattro unità chimiche che formano la molecola del DNA, spiega David Deamer, biofisico dell'Università di Davis, il primo a tradurre i geni in musica.

Ogni unità di Dna rappresenta un'aria musicale autonoma, aggiunge Susan Alexander, compositrice e docente di musica alla California State University, proprio come nelle Quattro Stagioni di Vivaldi o nella Nona sinfonia di Beethoven. La molecola che determina le caratteristiche genetiche di ciascun individuo varia da persona a persona e le sinfonie sono perciò infinite, dato che la configurazione delle quattro componenti chimiche è sempre diversa. Alcuni individui hanno un Dna musicale noioso, lento e ripetitivo, continua Deamer, altri invece possono suggerire musiche simili al jazz, altri al blues, le possibilità sono davvero infinite.

In America è già iniziata la corsa alla scoperta dei propri geni in musica, basta andare in un laboratorio medico, farsi determinare la struttura del proprio Dna e affidare i risultati a un compositore. Deamer dice che gli americani vanno pazzi per questa nuova esperienza di poter finalmente dire: "Questa è proprio la mia musica!".



Ecco come suonano le nostre cellule

di Gioia Locati

Fonte: Il Giornale.it - 16/02/2018

Le nostre cellule si muovono di continuo e, nel farlo, suonano.  La vita non è statica. E nemmeno silenziosa.

Siamo composti da 37.200 miliardi di cellule che comunicano fra di loro. Meglio: vibrano. Ma c’è di più. Le cellule non oscillano e non suonano a caso. Ogni loro intonazione corrisponde a ruoli e compiti precisi. “Riusciamo a distinguere le cellule che si stanno differenziando da quelle che producono molecole riparative, così come quelle che soffrono e muoiono”.

Lo spiega Carlo Ventura, professore di Biologia molecolare all’Università di Bologna e direttore del laboratorio Guna ATTRE, Advanced Therapies and Tissue REgeneration, da poco istituito presso gli “Acceleratori di Innovazione” del CNR di Bologna. “Non abbiamo inventato nulla – precisa Ventura – questa ritmicità sonora è una caratteristica dell’universo. Oggi sappiamo che i ritmi circadiani appartengono alla materia vivente e sono poi gestiti dal cervello umano. Il ritmo è un codice oscillatorio e noi lo moduliamo”.

Così, in ogni cellula, danzano filamenti e microtuboli. “Sono oscillazioni ritmiche che manifestano una direzione precisa e producono campi elettrici. Quando una cellula sfiora le vicine, queste vibrano all’unisono. E la ‘comunicazione’ avviene più rapidamente che attraverso i segnali chimici”.

Ci descrive il suono delle cellule?

“Non tutte le vibrazioni si possono udire; fra quelle che riusciamo a distinguere la differenza più evidente è fra le cellule sane e quelle sofferenti. Quando si crea una condizione ostile, la cellula che cerca di resistervi produce un rumore sgradevole: i suoni esprimono un significato”.

Le cellule sono sensibili alla musica che arriva dall’esterno?

“Sì. Esperimenti in laboratorio hanno mostrato che l’ascolto di musica classica o jazz allunga la sopravvivenza di due mesi nei ratti trapiantati. Al contrario suoni forti e sgradevoli accelerano i decessi.È dimostrato inoltre che ascoltando la musica con consapevolezza la vibrazione arriva alle nostre cellule. L’uomo, anticamente, è arrivato a comporre musica per stare bene, per sentirsi uno con l’universo…”.

Quando è stato scoperto che le cellule oscillano ritmicamente e comunicano fra loro?

“Nel 1992 è uscito un primo lavoro su Pnas ma passò quasi inosservato. Esperimenti di laboratorio mostravano che le cellule erano in grado di orientarsi recependo segnali elettromagnetici attraverso il vetro. Nel 2005, sempre su Pnas, lo stesso autore descrisse il fenomeno dello ‘scattering di luce’ (interazione di particelle): le cellule si riconoscono e si aggregano. Le cellule stabiliscono così una dimensione sociale che è il primo requisito per differenziarsi”. Qui lo studio del 1992; qui lo studio del 2005.

Quali sono le applicazioni pratiche, in medicina, del fatto che le cellule rispondono alle leggi della risonanza?

“Nel nostro laboratorio studiamo le staminali e le possibili applicazioni in medicina rigenerativa. Il corpo umano ha una grande capacità di autorigenerarsi: dopo tre mesi l’80 per cento delle cellule si è rinnovato (sono escluse quelle del cuore). Così tanto frequentemente, nell’arco di una vita, sostituiamo i 37.200 miliardi di cellule che non siamo mai uguali a noi stessi. La natura ci ha predisposto verso l’autoguarigione e noi cerchiamo di ottimizzare quello che avviene in natura”.

Esempi?

“Le staminali producono molecole che riparano i tessuti. Fra i nostri obbiettivi -e grazie a un brevetto con l’Università della California – c’è quello di riprogrammare le staminali in loco, attraverso vibrazioni (campi magnetici). Si può pensare di intervenire su cervello, cuore, sui tumori”.

Si può già curare con le onde elettromagnetiche?

“Sono in uso da anni terapie elettromagnetiche per le patologie dell’apparato muscolo scheletrico e in campo neurologico; si trattano i tremori del malato di Parkinson o i disturbi dell’equilibrio nell’anziano”.

In sintesi. Nel video allegato potete sentire il suono del lievito a 30 gradi e il rumore dissonante delle cellule morte.

Le nostre cellule si rinnovano di continuo. Aveva ragione il filosofo presocratico Eraclito, quando affermava che “non scendiamo due volte nello stesso fiume” per dire che, nel tempo, siamo sempre diversi. “Panta rei”, tutto scorre, nel nostro corpo come nell’Universo. Forse siamo davvero una scheggia del tutto.

E se la musica (buona) parla alle cellule chissà che anche parole e pensieri non riescano a darci una carezza…